Cosa vuol dire essere maltrattati? Francamente non lo so.

So che ho avuto male ogni volta che mi picchiavano e non ne capivo il perché.
E allora ho cercato rifugio in ciò che conoscevo, per non soccombere…
Io non so perché mordessi, o forse sì. Avevo semplicemente paura ed era l’unico modo che avevo imparato per difendermi.
E poi, gli anni sono passati. Otto anni sono lunghi.
I dubbi di cosa fare di me io li sentivo, nelle voci delle “zie e zii”; nei movimenti, nella diffidenza.
Ma sentivo anche la compassione.

Poi, piano piano gli esercizi, le regole impartite e l’affetto che sentivo ogni giorno crescere intorno. Tanto tempo, non so dire quanto.
Ma poi la vita ha ricominciato ad essere migliore, e gli umani non mi sono più sembrati tutti cosi cattivi, anzi.

Cosa posso dire ora di Roberto?
E’ il mio mondo, la mia vita, la mia rinascita.
Piano piano lui mi ha fatto conoscere la realtà oltre il cancello ed i prati.
Ha fatto diventare le sue abitudini le mie.
Ho imparato che andare al bar e sperare in un pezzo di dolcetto era il preludio alle gite lungo il lago.
Che esistono luoghi più caldi e confortevoli di una gabbia e che dormire sui cuscini mi fa sentire… un re.
Che gli altri cani sono simpatici (anche se non tutti!) e che giocare con loro è bello.
Che condividere insieme i momenti allegri e quelli tristi rende la vita di entrambi meno solitaria.

***

Le storie, quelle belle parlano di piccoli miracoli che forse non avresti mai sperato di vedere realizzarsi.
Le storie, quelle belle raccontano di come a volte nulla sia perduto.
Le storie quelle belle raccontano di come l’affetto, la sintonia ed un pizzico di fortuna possano cambiare il mondo…
Non per tutti ovviamente – umani o cani che siano.
Ma a Messi è andata bene.